“Le facciate brevi sono piene e interamente lisce, con un rivestimento in marmo bianco, mentre le facciate lunghe sono due immense superfici vetrate, formate dalla ripetizione d’un modulo-finestra assai piccolo, che compare ben 2700 volte in ciascuna. Così tra il modulo e l’insieme, fra la scala umana e la scala dell’edificio non si riesce a stabilire alcun rapporto proporzionale, e le facciate a vetri si presentano come due lastre unite al pari delle testate piene, anche perchè il colore verde e la lucentezza dei vetri impastano il minuto disegno dei montanti metallici. La soluzione architettonica è senza dubbio schematica ma in un certo senso più audace e coraggiosa di ogni altra precedente, poichè pone perentoriamente il problema del grattacielo moderno, formato dall’indefinita ripetizione d’un modulo in scala umana, senza subordinarlo ai limiti ottici e ai precetti proporzionali della tradizione”.
Leonardo Benevolo, Storia dell’architettura moderna, Gius. Laterza & Figli Spa, Roma-Bari 1960, p. 684 [XVIII. Il movimento moderno in America].